Donna nigeriana incinta e madre di neonata espulsa da centro accoglienza
Dovrà lasciare il CAS di Matera. Proteste contro il Decreto sicurezza
martedì 4 giugno 2019
16.28
Una giovane donna nigeriana, madre di una figlia di un anno e incinta, è stata espulsa dal Cas (centro di accoglienza straordinaria) di Matera. Non potrà più dimorare nel centro poiché è stata revocata l'accoglienza, per un provvedimento della Prefettura di Matera.
La Cgil Basilicata e l'Anci (Associazione nazionale dei Comuni) protestano per la decisione della Prefettura e la attribuiscono alle conseguenze del Decreto sicurezza.
La donna ha chiesto asilo politico già dal 2016.
''Ennesimo esempio delle conseguenze nefaste del decreto sicurezza e delle circolari del Ministero dell'Interno'', sostiene Salvatore Adduce, presidente dell'Anci lucana. ''Persino le Prefetture della Basilicata che in questi anni si sono sempre distinte per la capacità di governare il fenomeno migratorio con spirito umanitario e nel rispetto della legge, in una linea di grande collaborazione con i Comuni - aggiunge Adduce - si trovano in una situazione imbarazzante".
Secondo l'Anci lucana, poiché la richiesta di asilo è del 2016, ''per questo caso si deve applicare la vecchia normativa - dice Adduce - che prevede per la giovane mamma nigeriana e per i figli l'inserimento in via prioritaria in uno Sprar (oggi Siproimi) che consenta alla donna di intraprendere quel virtuoso percorso sociale e lavorativo nel territorio italiano. Il suo, infatti, è uno stato di estrema ''vulnerabilità soggettiva'' essendo diventata madre di una bimba nata in Italia. Pochi giorni dopo questo riconoscimento è invece scattato il provvedimento di revoca dell'accoglienza con l'obbligo di lasciare la struttura che la ospitava entro dieci giorni''.
Per questa ragione l'Anci ha chiesto un incontro urgente alla Prefettura di Matera ''per valutare questa situazione e più in generale i gravi problemi generati dal decreto sicurezza''.
La Cgil Basilicata e l'Anci (Associazione nazionale dei Comuni) protestano per la decisione della Prefettura e la attribuiscono alle conseguenze del Decreto sicurezza.
La donna ha chiesto asilo politico già dal 2016.
''Ennesimo esempio delle conseguenze nefaste del decreto sicurezza e delle circolari del Ministero dell'Interno'', sostiene Salvatore Adduce, presidente dell'Anci lucana. ''Persino le Prefetture della Basilicata che in questi anni si sono sempre distinte per la capacità di governare il fenomeno migratorio con spirito umanitario e nel rispetto della legge, in una linea di grande collaborazione con i Comuni - aggiunge Adduce - si trovano in una situazione imbarazzante".
Secondo l'Anci lucana, poiché la richiesta di asilo è del 2016, ''per questo caso si deve applicare la vecchia normativa - dice Adduce - che prevede per la giovane mamma nigeriana e per i figli l'inserimento in via prioritaria in uno Sprar (oggi Siproimi) che consenta alla donna di intraprendere quel virtuoso percorso sociale e lavorativo nel territorio italiano. Il suo, infatti, è uno stato di estrema ''vulnerabilità soggettiva'' essendo diventata madre di una bimba nata in Italia. Pochi giorni dopo questo riconoscimento è invece scattato il provvedimento di revoca dell'accoglienza con l'obbligo di lasciare la struttura che la ospitava entro dieci giorni''.
Per questa ragione l'Anci ha chiesto un incontro urgente alla Prefettura di Matera ''per valutare questa situazione e più in generale i gravi problemi generati dal decreto sicurezza''.