Dialogo con Dorfles, "Siamo abbastanza attuali per i classici?"

Il critico ha risposto alle domande dell'Aicc

giovedì 11 settembre 2014 14.52
A cura di Marco Delli Noci
Nella serata di mercoledì si è tenuto l'incontro pubblico con Piero Dorfles, critico letterario, giornalista e autore televisivo.

L'incontro dal titolo "Siamo abbastanza attuali per i classici?" ha posto al centro del dibattito la letteratura, partendo dai classici fino ai giorni nostri, per poi spaziare ad ampio raggio sul conformismo e sulla cultura in Italia.

L'evento è stato organizzato dalla delegazione di Matera dell'Associazione italiana di cultura classica (Aicc), in collaborazione con la libreria dell'Arco e l'Onyx Jazz Club.
L'Aicc è un'associazione che crede nella cultura classica e si adopera per diffonderla e salvaguardarla. I componenti sono docenti universitari e scolastici, studenti e chiunque sia appassionato alla cultura classica. L'associazione è stata fondata nel 1897 a Firenze e fa parte della Fédération Internationale d'Etudes Classiques. La delegazione materana è stata fondata nel 1981 dal Professor Giuseppe Bruno.

La serata è stata introdotta da un'esibizione del musicista Lino Locantore che ha suonato la lira cretese ed è stato accompagnato da un'immagine, proiettata su un muro, di un clochard che legge un libro.

Nicoletta Bruno, segretaria e tesoriera dell'associazione, ha condotto l'incontro con un'intervista a Piero Dorfles provocandolo inizialmente con una citazione di Giuseppe Pontiggia: "Non chiedetevi se i classici sono abbastanza attuali, chiedetevi se voi siete abbastanza attuali per i classici". Il critico ha risposto: "I classici sono riserva per il futuro. Oggi pensiamo che i classici sono quel patrimonio che non consideriamo indispensabile e che invece, credo, sia una delle poche cose che ci permettono di affrontare le terribili crisi attuali. I classici ci danno una visione di stanza, di andare oltre, di non vedere solo quello che abbiamo davanti".

E continua sull'importanza della letteratura classica: "Come mai abbiamo dei riferimenti ai classici? Questi riferimenti classici, che si sia letto o no un libro, ci arrivano attraverso il fatto che la nostra cultura ha digerito quei classici. Tutti noi abbiamo, da parte, come riserva, qualcosa che non abbiamo letto, ma di cui conosciamo il valore".

Dorfles poi racconta del suo libro: "Aver letto le opere che ho descritto nel mio libro è una di quelle cose che ci può mettere in comunicazione con persone che hanno lo stesso punto di formazione culturale. Perché questo ci arricchisce la vita? Perché secondo me, quando condividiamo una lettura con qualcuno, condividiamo un'esperienza. E' come vivere un viaggio, un'avventura".

Altro tema che è stato trattato è il conformismo, che per larghi tratti è descritto nel libro Il Conformista di Moravia: "Il senso di comunità che fa sentire tutti uguali è confortante. Essere parte del tutto rassicura. Ma il conformismo, comportamento acritico, può produrre un rischio che è quello di non rendersi conto di aver intrapreso una strada drammaticamente sbagliata".

Il giornalista prosegue parlando della cultura 'fine a se stessa' degli accademici: "Purtroppo esistono anche le torri d'avorio, le culture che vivono fuori dal mondo e questo accade per gli accademici italiani. Sono così distanti dalla vita comune, da rifiutare di comparire in tv. Non sono in grado di spiegare con parole limpide e semplici quello che hanno studiato a lungo e alla fine non trasmettono il loro immenso sapere. Se la cultura non incontra la vita, non è più cultura, è qualcosa che non ha a che fare con l'uomo".

Infine Dorfles commenta i dati Istat che vedono un calo della lettura in Italia: "Questo è un Paese terribile. Gli italiani non leggono. Il lettore è colui che legge almeno 5-6 libri l'anno e in Italia legge solo il 6% della popolazione, ciò vuol dire che siamo tendenzialmente analfabeti. Però, in Italia si scrive molto. Non esistono più gerarchie del sapere: la rete ha aperto uno spazio di generalizzazione del commento che toglie senso alla critica. Non è democratico dare a tutti lo spazio per dire tutto e il contrario di tutto. Chi non ha competenze e conoscenza non può improvvisarsi critico".
Dialogo con Dorfles
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