Capolarato, mandato d'arresto per due bulgari
Sfruttavano il lavoro di connazionali a Nova Siri
sabato 8 febbraio 2014
14.17
Sgominato un pericoloso traffico di lavoratori ai limiti dello schiavismo sulla fascia Jonica del materano.
Due cittadini bulgari, attualmente residenti a Scanzano Jonico, ma precedentemente con dimora nell'agro di Nova Siri, gestivano la presenza in Italia di connazionali, arrivati nelle campagne materane per la raccolta periodica delle locali specialità orto frutticole, ma privati di parte della paga e sistemati in un casolare diroccato e in condizioni di igiene pessime, sfruttando la loro difficile condizione economica.
Nell'ambito dell'operazione "Cugnolongo" è finito ai domiciliari G.S.N., cittadino bulgaro e residente a Scanzano Jonico, classe '79. Mentre è attualmente ricercato in tutto il territorio nazionale, con possibilità di estendere la ricerca anche a livello europeo nei prossimi giorni, il suo complice, classe '82, con accuse per entrambi di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro nel comparto agricolo. Il reato che si contesta ai due è il 603 bis del Codice Penale, una via di mezzo tra la Legge Biagi e quella relativa alla riduzione in schiavitù.
Il tutto avveniva tramite un'agenzia presente in Bulgaria, che mandava in Italia giovani alla ricerca di un futuro migliore e di un lavoro. Arrivati, venivano accolti dai due caporali, che li sistemavano un un casolare a 15 chilometri dal centro abitato ed in condizioni di sicurezza e igieniche inumane. L'affitto aveva, per ciascuno degli ospiti, tra i 15 ed i 20 periodicamente, un costo di 90 euro mensili, ai quali si aggiungevano le utenze (da sottolineare come i due caporali siano stati condannati anche per appropriazione indebita di corrente elettrica, in quanto erano collegati con l'impianto cittadino, dal quale rubavano corrente).
Dunque, nelle giornate di lavoro (che si svolgevano con assunzioni a giornata e dunque con regolare contratto), le paghe venivano raccolte dai due, che ne ridistribuivano solamente una parte (sui 30-35 euro al giorno, versavano intorno ai 20 euro per lavoratore, mentre trattenevano per se la parte restante). Infine, la sistemazione a dir poco di fortuna, tra sporcizia, materassi lerci e pentole arrugginite per cucinare, tra l'altro solamente pasta e patate per diversi giorni.
Un'operazione difficile per gli uomini dell'Arma della provincia di Matera, costretti ad ottenere informazioni da lavoratori che non parlavano italiano. Anche l'interprete scelto per primo, dopo essere entrato a conoscenza dei nomi dei caporali, aveva disertato il suo impegno. Inoltre, per chi scappava e si rifugiava da connazionali, arrivavano minacce. Si conta che siano state più di 50 i lavoratori sfruttati con questo metodo, 30 dei quali sono stati sentiti dagli uomini del Maresciallo Michele Margherita della stagione di Nova Siri, che hanno concluso le indagini nel miglior modo possibile.
Due cittadini bulgari, attualmente residenti a Scanzano Jonico, ma precedentemente con dimora nell'agro di Nova Siri, gestivano la presenza in Italia di connazionali, arrivati nelle campagne materane per la raccolta periodica delle locali specialità orto frutticole, ma privati di parte della paga e sistemati in un casolare diroccato e in condizioni di igiene pessime, sfruttando la loro difficile condizione economica.
Nell'ambito dell'operazione "Cugnolongo" è finito ai domiciliari G.S.N., cittadino bulgaro e residente a Scanzano Jonico, classe '79. Mentre è attualmente ricercato in tutto il territorio nazionale, con possibilità di estendere la ricerca anche a livello europeo nei prossimi giorni, il suo complice, classe '82, con accuse per entrambi di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro nel comparto agricolo. Il reato che si contesta ai due è il 603 bis del Codice Penale, una via di mezzo tra la Legge Biagi e quella relativa alla riduzione in schiavitù.
Il tutto avveniva tramite un'agenzia presente in Bulgaria, che mandava in Italia giovani alla ricerca di un futuro migliore e di un lavoro. Arrivati, venivano accolti dai due caporali, che li sistemavano un un casolare a 15 chilometri dal centro abitato ed in condizioni di sicurezza e igieniche inumane. L'affitto aveva, per ciascuno degli ospiti, tra i 15 ed i 20 periodicamente, un costo di 90 euro mensili, ai quali si aggiungevano le utenze (da sottolineare come i due caporali siano stati condannati anche per appropriazione indebita di corrente elettrica, in quanto erano collegati con l'impianto cittadino, dal quale rubavano corrente).
Dunque, nelle giornate di lavoro (che si svolgevano con assunzioni a giornata e dunque con regolare contratto), le paghe venivano raccolte dai due, che ne ridistribuivano solamente una parte (sui 30-35 euro al giorno, versavano intorno ai 20 euro per lavoratore, mentre trattenevano per se la parte restante). Infine, la sistemazione a dir poco di fortuna, tra sporcizia, materassi lerci e pentole arrugginite per cucinare, tra l'altro solamente pasta e patate per diversi giorni.
Un'operazione difficile per gli uomini dell'Arma della provincia di Matera, costretti ad ottenere informazioni da lavoratori che non parlavano italiano. Anche l'interprete scelto per primo, dopo essere entrato a conoscenza dei nomi dei caporali, aveva disertato il suo impegno. Inoltre, per chi scappava e si rifugiava da connazionali, arrivavano minacce. Si conta che siano state più di 50 i lavoratori sfruttati con questo metodo, 30 dei quali sono stati sentiti dagli uomini del Maresciallo Michele Margherita della stagione di Nova Siri, che hanno concluso le indagini nel miglior modo possibile.