Basilicata, resta alta l’incidenza mortalità sul lavoro

La Rslt-Uil lucana: “L’indice si attesta al 33,3 contro la media nazionale del 12,6”

lunedì 7 settembre 2015 9.22
A cura di Marco Delli Noci
"Altro che cali delle morti per infortuni sul lavoro, si sono solo trasferiti in categorie non tutelate direttamente dall'INAIL e dallo Stato Italiano". E' quanto sostiene Danilo Gerardi che attraverso l'ufficio della Rlst si occupa per conto della Uil lucana della delicata questione della prevenzione dagli infortuni sul lavoro con un monitoraggio attento delle varie situazioni, dai cantieri alle industrie, agli uffici. "Parlare di prevenzione infortuni dopo l'ennesimo incidente alla Cmd di Atella non è facile perchè – afferma Gerardi – viviamo ore di angoscia". Citando i dati dell'Osservatorio indipendente di Bologna sugli incidenti e le morti sul lavoro, il dirigente della Uil evidenzia che dall'inizio dell'anno sono morti sui luoghi di lavoro 445 lavoratori, con le morti sulle strade e in itinere si superano gli 890 morti complessivi (stima minima).

"Sul fronte, invece, dell'incidenza della mortalità rispetto alla popolazione lavorativa il dato più scoraggiante – osserva il sindacalista – riguarda la Basilicata con un indice di 33,3 contro una media nazionale di 12,6. E benché il trend sia in diminuzione per quanto riguarda gli infortuni mortali e incidenti, in calo costante nel corso degli ultimi anni, dobbiamo però considerare nel contempo che trattandosi di dati assoluti, sono legati anche – aggiunge – al calo degli occupati ed al calo delle ore complessive di lavoro effettivo".

Una questione, di certo, avvilente su cui l'ente regionale lucano può legiferare, considerando il contesto nazionale: "Il vice ministro alle infrastrutture Nencini – racconta il dirigente Uil - nel corso degli incontri in Basilicata ci ha affidato un messaggio su cui riflettere ricordando che da amministratore della Regione Toscana fece una apposita legge perché le Regioni possono legiferare per combattere questo dramma gravissimo, tenuto conto che l'allungamento dell'età pensionabile con la Legge Fornero, l'abolizione dell'articolo 18 per i nuovi assunti, il Jobs act e 'l'alleggerimento' delle normative sulla sicurezza degli ultimi governi stanno producendo questi risultati".

Lo Stato italiano nelle statistiche ufficiali riguardo i morti sul lavoro, non considera tante categorie di lavoratori come le partite iva individuali, i vigili del fuoco, i poliziotti, i carabinieri, i lavoratori in nero, i pensionati in agricoltura. "L'INAIL "ha registrato nel 2014 – denota Gerardi- complessivamente 662 morti sul lavoro, di questi oltre 300 sono morti in itinere ma le denunce per infortuni mortali sono state 1107. Noi nel 2014 abbiamo registrati ben 661 morti sui luoghi di lavoro (tutti documentati) se si aggiungono i morti sulle strade e in itinere si superano nel 2014 i 1300 morti".

"Troppe volte – conclude perentoriamente il sindacalista – si lanciano segnali di tranquillità, pensando che la prevenzione e la tutela siano sufficienti e che le norme sulla sicurezza siano persino troppe ed inutili. Non è così. L'attenzione deve essere massima, come abbiamo riportato ripetutamente all'interno dei tavoli istituzionali proprio per tenere alta la guardia specie nel settore delle costruzioni con l'ennesima vittima di pochi giorni fa. Continueremo a pressare le istituzioni, affinché le condizioni di lavoro possano essere migliorate, sollecitando più controlli ed una straordinaria e costante attenzione".