Ambiente e industria possono convivere?
Per Confapi Matera sì a patto che non si trivelli in mare
martedì 20 ottobre 2015
8.42
La Basilicata ha il più grande giacimento di petrolio d'Europa, da quasi vent'anni la nostra regione contribuisce più di tutte allo sfruttamento degli idrocarburi con il 69% del greggio e il 16% del gas prodotti in Italia. Tutto questo non basta e il governo nazionale ha autorizzato le trivellazioni in mare, al largo della costa jonica.
Il presidente di Confapi Matera, Enzo Acito, ribadisce il netto no dell'Associazione alle perforazioni in mare, approvando l'iniziativa di 10 Regioni, fra cui la Basilicata, che hanno presentato sei quesiti referendari alla Corte Costituzionale.
La differenza è che mentre le 10 Regioni contestano la legge Sblocca Italia che le estromette dalle decisioni sul petrolio e le priva della facoltà di esprimersi per le specifiche questioni ambientali, Confapi Matera pone l'accento sugli enormi danni che ne deriverebbero per il turismo, atteso che trivellare in mare inevitabilmente, cioè con una percentuale vicinissima al 100%, comporta un inquinamento delle acque, quindi delle coste e delle spiagge joniche lucane.
Sbagliano quelli che vogliono ridurre la questione a una scelta tra ambiente e industria; per Acito le due attività imprenditoriali possono convivere, trivellando ed estraendo cum grano salis. Dice bene il sociologo-economista Davide Bubbico che riduce i nuovi posti di lavoro da 3.500 (secondo Assomineraria) a 1.500, cioè le ricadute sul territorio non sono state entusiasmanti come qualcuno sbandiera, in Basilicata non è nato alcun polo industriale dopo vent'anni di estrazioni, la manodopera specializzata proviene da fuori regione, mentre sull'altro piatto della bilancia ci sono i danni all'ambiente e alla salute.
Peraltro i venti anni di estrazione di petrolio, sulla terra ferma, non ha impedito, alla Basilicata, di essere la regione al penultimo posto, a livello nazionale, per Prodotto Interno Lordo, dimostrando come il petrolio non ha assolutamente costituito, in vent'anni, il motore per la auspicata ricaduta in termini di crescita economica per l' intero territorio regionale.
Inoltre - commenta il presidente di Confapi Matera – associazioni fortemente radicate sul territorio, come la nostra, devono difendere il variegato tessuto di piccole e medie imprese appartenenti a tutti i settori, in cui il turismo da qualche tempo ha iniziato a ricoprire un ruolo sempre più rilevante per la nostra economia.
Se ci fosse una Corte dei Conti che esaminasse gli errori di programmazione economica nazionale pluriennale, non potrebbe esimersi dal prendere atto della schizofrenia dello Stato italiano che ha finanziato, per decenni e con svariati miliardi di lire e svariati milioni di euri, numerosi villaggi turistici sulla fascia jonica, salvo azzerare tutta la potenzialità turistica con le autorizzazioni ad estrarre petrolio in mare.
Inoltre, a fronte dei 1.000 o 2.000 nuovi occupati per il petrolio potrebbero corrispondere decine o centinaia di piccole imprese che chiuderanno e un'intera economia uccisa nella culla prima di poter crescere.
Infine, Acito risponde a quanti indicano le royalties incassate da Regioni e Comuni come un vantaggio per la Basilicata, evidenziando che questi soldi sono stati finora spesi male. Abbiamo paesi con i marciapiedi più belli d'Italia ma con concentrazioni di inquinamento da far paura.
Con la designazione a capitale europea della cultura 2019 la città di Matera non può esimersi dal ruolo di guida rispetto alla crescente economia turistica dell' intera regione, per cui diventa imprescindibile adottare il ruolo di difesa dai rischi della estrazione nel mar Jonio, per cui riteniamo indispensabile una forte e decisa presa di posizione ufficiale del Consiglio Comunale di Matera contro le trivelle ed a favore delle imprese lucane.
Il presidente di Confapi Matera, Enzo Acito, ribadisce il netto no dell'Associazione alle perforazioni in mare, approvando l'iniziativa di 10 Regioni, fra cui la Basilicata, che hanno presentato sei quesiti referendari alla Corte Costituzionale.
La differenza è che mentre le 10 Regioni contestano la legge Sblocca Italia che le estromette dalle decisioni sul petrolio e le priva della facoltà di esprimersi per le specifiche questioni ambientali, Confapi Matera pone l'accento sugli enormi danni che ne deriverebbero per il turismo, atteso che trivellare in mare inevitabilmente, cioè con una percentuale vicinissima al 100%, comporta un inquinamento delle acque, quindi delle coste e delle spiagge joniche lucane.
Sbagliano quelli che vogliono ridurre la questione a una scelta tra ambiente e industria; per Acito le due attività imprenditoriali possono convivere, trivellando ed estraendo cum grano salis. Dice bene il sociologo-economista Davide Bubbico che riduce i nuovi posti di lavoro da 3.500 (secondo Assomineraria) a 1.500, cioè le ricadute sul territorio non sono state entusiasmanti come qualcuno sbandiera, in Basilicata non è nato alcun polo industriale dopo vent'anni di estrazioni, la manodopera specializzata proviene da fuori regione, mentre sull'altro piatto della bilancia ci sono i danni all'ambiente e alla salute.
Peraltro i venti anni di estrazione di petrolio, sulla terra ferma, non ha impedito, alla Basilicata, di essere la regione al penultimo posto, a livello nazionale, per Prodotto Interno Lordo, dimostrando come il petrolio non ha assolutamente costituito, in vent'anni, il motore per la auspicata ricaduta in termini di crescita economica per l' intero territorio regionale.
Inoltre - commenta il presidente di Confapi Matera – associazioni fortemente radicate sul territorio, come la nostra, devono difendere il variegato tessuto di piccole e medie imprese appartenenti a tutti i settori, in cui il turismo da qualche tempo ha iniziato a ricoprire un ruolo sempre più rilevante per la nostra economia.
Se ci fosse una Corte dei Conti che esaminasse gli errori di programmazione economica nazionale pluriennale, non potrebbe esimersi dal prendere atto della schizofrenia dello Stato italiano che ha finanziato, per decenni e con svariati miliardi di lire e svariati milioni di euri, numerosi villaggi turistici sulla fascia jonica, salvo azzerare tutta la potenzialità turistica con le autorizzazioni ad estrarre petrolio in mare.
Inoltre, a fronte dei 1.000 o 2.000 nuovi occupati per il petrolio potrebbero corrispondere decine o centinaia di piccole imprese che chiuderanno e un'intera economia uccisa nella culla prima di poter crescere.
Infine, Acito risponde a quanti indicano le royalties incassate da Regioni e Comuni come un vantaggio per la Basilicata, evidenziando che questi soldi sono stati finora spesi male. Abbiamo paesi con i marciapiedi più belli d'Italia ma con concentrazioni di inquinamento da far paura.
Con la designazione a capitale europea della cultura 2019 la città di Matera non può esimersi dal ruolo di guida rispetto alla crescente economia turistica dell' intera regione, per cui diventa imprescindibile adottare il ruolo di difesa dai rischi della estrazione nel mar Jonio, per cui riteniamo indispensabile una forte e decisa presa di posizione ufficiale del Consiglio Comunale di Matera contro le trivelle ed a favore delle imprese lucane.