Scuola e Lavoro
Natuzzi, l’Usb in rivolta contro i licenziamenti
Domani presidio nei pressi dell’assessorato al lavoro della Regione Puglia
Matera - domenica 4 settembre 2016
8.57
Il 26 luglio 2016 l'azienda Natuzzi ha avviato procedure di licenziamento collettivo per 335 unità lavorative, ma l'Usb non ci sta. Il sindacato, insieme ai lavoratori coinvolti, manifesterà contro tale decisione con un presidio nei pressi dell'assessorato lavoro e formazione della Regione Puglia, a Bari in via Corigliano 1.
L'organizzazione sindacale tenterà di ottenere un'interlocuzione con la Regione Puglia - una delegazione dei lavoratori organizzati con l'USB chiederà di essere ricevuta dall'assessore, Sebastiano Leo, e dal presidente della task-force per l'occupazione, Leo Caroli - e solleciterà l'ente ad una presa di posizione rispetto alla controversa vicenda che interessa i lavoratori dell'azienda del mobile imbottito.
In una nota, i lavoratori ripercorrono gli avvenimenti che stanno suscitando tali turbolenze.
"Quasi nell'indifferenza generale e, talvolta, con inaccettabili mistificazioni è successo che:
– a settembre 2015 Ministero dello Sviluppo Economico, Regione Puglia e Basilicata hanno stanziato 38 milioni di euro in favore della Natuzzi Spa, tuttavia quest'ultima non si impegnava a procedere a nuove assunzioni, ma prevedeva espressamente di ridurre l'organico dei lavoratori in Italia;
– la logica conseguenza è stata che lo scorso 26 luglio 2016 la stessa azienda ha avviato le procedure per il licenziamento di 335 suoi dipendenti. I malcapitati sono gli stessi che da circa un anno mezzo subiscono un trattamento diverso dai loro colleghi. Infatti, senza che nessuno fin'ora abbia spiegato agli interessati il perché, alla Natuzzi ad alcune maestranze si applica il Contratto di Solidarietà, mentre altre sono state collocate in Cigs ed esiliate presso Ginosa (un sito già chiuso da anni), in attesa del licenziamento, di cui come già detto è in corso la procedura;
– dei 335 lavoratori prossimi al licenziamento, molti sono iscritti all'Unione Sindacale di Base, ma questa organizzazione viene esclusa sistematicamente dai tavoli di trattativa, ai quali sono invece invitati Cgil, Cisl, Uil e, leggendo gli accordi che in ogni occasione i tre firmano, si comprende bene il motivo per cui Istituzioni, Confindustria e azienda preferiscono confrontarsi con loro e negare l'accesso all'USB".
L'organizzazione sindacale tenterà di ottenere un'interlocuzione con la Regione Puglia - una delegazione dei lavoratori organizzati con l'USB chiederà di essere ricevuta dall'assessore, Sebastiano Leo, e dal presidente della task-force per l'occupazione, Leo Caroli - e solleciterà l'ente ad una presa di posizione rispetto alla controversa vicenda che interessa i lavoratori dell'azienda del mobile imbottito.
In una nota, i lavoratori ripercorrono gli avvenimenti che stanno suscitando tali turbolenze.
"Quasi nell'indifferenza generale e, talvolta, con inaccettabili mistificazioni è successo che:
– a settembre 2015 Ministero dello Sviluppo Economico, Regione Puglia e Basilicata hanno stanziato 38 milioni di euro in favore della Natuzzi Spa, tuttavia quest'ultima non si impegnava a procedere a nuove assunzioni, ma prevedeva espressamente di ridurre l'organico dei lavoratori in Italia;
– la logica conseguenza è stata che lo scorso 26 luglio 2016 la stessa azienda ha avviato le procedure per il licenziamento di 335 suoi dipendenti. I malcapitati sono gli stessi che da circa un anno mezzo subiscono un trattamento diverso dai loro colleghi. Infatti, senza che nessuno fin'ora abbia spiegato agli interessati il perché, alla Natuzzi ad alcune maestranze si applica il Contratto di Solidarietà, mentre altre sono state collocate in Cigs ed esiliate presso Ginosa (un sito già chiuso da anni), in attesa del licenziamento, di cui come già detto è in corso la procedura;
– dei 335 lavoratori prossimi al licenziamento, molti sono iscritti all'Unione Sindacale di Base, ma questa organizzazione viene esclusa sistematicamente dai tavoli di trattativa, ai quali sono invece invitati Cgil, Cisl, Uil e, leggendo gli accordi che in ogni occasione i tre firmano, si comprende bene il motivo per cui Istituzioni, Confindustria e azienda preferiscono confrontarsi con loro e negare l'accesso all'USB".